STRETCHING........????
Nicolai Dott. Massimo
Mi piace fermarmi ad osservare atleti, in senso lato, che mettono in pratica esercizi di stretching in qualsiasi momento della loro attività sportiva. Mi piace anche quando mi è possibile fermarmi a parlare con loro e farmi spiegare il perché e il percome sottopongano il loro fisico, magari in un momento di particolare stress, a questo tipo di esercizi. Le risposte sono le più diverse, il più delle volte senza un supporto scientifico serio: si fa stretching perché....è di moda, lo fanno tutti. Al di là dei facili luoghi comuni oggi parlare di stretching è ...pericoloso...perché purtroppo si dice tutto e il contrario di tutto e di dimostrato scientificamente esiste ben poco. L’ esperienza mi porta a considerare valide quelle metodiche che eseguite su grandi numeri, ci permettono di dare delle risposte più certe, anche se opinabili, ovviamente sempre però sulla base di grandi numeri. La risposta che danno il maggior numero di atleti alla domanda perché lo fai è: per allungare i muscoli o per fare riscaldamento.
Cominciamo a prendere in considerazione quelli che dovrebbero esser i momenti ottimali per eseguire esercizi di stretching. Quando si inizia una qualsiasi seduta di allenamento bisogna, riscaldarsi a dovere, alzando la temperatura interna del corpo.
Se si pensa che con lo stretching possiamo fare anche riscaldamento, a mio modo di vedere , si sbaglia. Rimanendo in posizione statica per alcuni secondi durante lo stretching impediamo di fatto che il sangue circoli liberamente nel tessuto muscolare, cosicché il muscolo non si riscalda, causiamo tra l’altro una momentanea mancanza di ossigeno alle cellule con aumento di rischio di danno tissutale. Quindi tanto per iniziare, sempre a mio modo di vedere, lo stretching andrebbe evitato all’inizio di una seduta di allenamento o gara, se usato solo per fare riscaldamento. Ugualmente si dovrebbe evitare di farlo quando il muscolo è stato sottoposto a stress elevato, proprio per evitargli un ulteriore sovraccarico, che, anche se non nell’immediato, potrebbe anch‘ esso causare danni. Si tenga presente che si è visto, tramite l’uso di particolari pedane, che il fare stretching intenso prima di una prestazione sportiva, limita la capacità dell’atleta soprattutto per quanto riguarda la velocità e la forza esplosiva. Ritengo questo non il luogo adatto per parlare di fisiologia del muscolo, di tutto ciò che entra in gioco nella contrazione muscolare, actina, miosina, titina, sarcomero, linea z, miofibrille e chi più ne ha più ne metta, potrei scrivere fiumi di parole, ma ripeto apporterebbero poco a questa “ semplice “ discussione, rischiando di rendere l’articolo noioso e facendone abbandonare la lettura prima del tempo. Per cui ho preferito toccare punti “ pratici “, con cui l’atleta viene a contatto tutti i giorni. A noi interessa capire l’utilità o meno degli esercizi di allungamento. Di certo quello che dobbiamo tenere a mente è che il momento giusto per allungare i nostri muscoli, non è all’inizio del gesto sportivo, perlomeno non lo è per allungamenti diciamo “ esasperati “. Dire che con lo stretching diminuiscono i traumi muscolari e tendinei è, sempre a mio parere, un’affermazione un po’ azzardata. Numerosi studi su numeri significativi di atleti non dimostra assolutamente niente di tutto ciò, perlomeno lo dimostra in percentuale molto bassa: < 5%. Probabilmente il fatto che l’atleta dica di sentire meno “ fastidi “ è da collegare al fatto che lo stretching fa si che l’atleta si “alleni “ meglio nell’allungamento muscolare e con esso anche a sopportare meglio la sensazione di fastidio, a volte dolore, che l’accompagna. Purtroppo questo, per assurdo, potrebbe giocare un effetto controproducente, aumentando il rischio di danni ai muscoli e ai tendini, abituati ad essere stressati a soglie più alte della norma. Esistono diverse forme di stretching: statico, dinamico, balistico, attivo, passivo ecc. Qualcuno è più traumatico di altri; qualche forma se da sola potrebbe non essere specifica per una particolare disciplina sportiva ecc.. Quali allora le applicazioni pratiche? Abbiamo già parlato del fatto che adottarlo come unica tecnica di riscaldamento oggi assolutamente è sconsigliato. Le caratteristiche visco-elastiche del muscolo si ottimizzano intorno ai 39°. Raggiungere queste temperature con solo lo stretching è praticamente impossibile, per cui dobbiamo inserirlo in uno schema di riscaldamento che consideri anche altri tipi di esercizi. Prevenzione dei danni muscolari. Senza ripeterci e senza andare a toccare la fisiologia che entra in gioco nell’allungamento muscolare, dobbiamo prendere atto che nulla è dimostrato scientificamente a riguardo. I più confermano che l’allungamento del muscolo eleva la “ nocicezione “ per cui apparentemente ci sembra di “ avere meno problemi “... ma attenzione!!! Anche qui impariamo ad usare lo stretching in un programma molto più complesso di esercizi. Stretching e prestazione. E’ ormai assodato che soprattutto in certe discipline può essere controproducente prima della gara, in quanto il tendine può andare incontro ad una diminuzione delle sue capacità di restituire energia elastica, se sottoposto ad un ciclo di stiramento e accorciamento magari stressante. Sull’indolenzimento muscolare è stato ugualmente dimostrato che ha poco o nessun effetto. In conclusione oggi, in base a studi scientifici, fatti su numeri statisticamente significativi di atleti si è portati a dire di non usare lo stretching come unico mezzo di riscaldamento, non è condivisibile il fatto che si pensi che riduca gli incidenti muscolari, ugualmente per quanto riguarda l’indolenzimento muscolare, infine le basi scientifiche lasciano ancora uno scenario apertissimo a studi e sperimentazioni. Per cui, a mio parere, fatelo pure... ma attenzione sappiate dosarlo.