Correre in salute

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Correre in Salute

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PUNTATA NUMERO ZERO : SCIENZA …molta scienza

AUTORE NICOLAI MASSIMO ( Spec. Medicina Dello Sport Avezzano)

Ho conosciuto Loredana a causa di un malanno, dovuto all’’attività sportiva, che l’affliggeva da tempo e che non riusciva a risolvere, per cui mi ha chiesto aiuto. Ne è nato uno splendido rapporto, basato sul reciproco rispetto. Ho conosciuto invece il presidente di Corrilabruzzo, in occasione di una conferenza svolta ad Avezzano e che toccava il discorso doping. No comment, per il discorso doping. Anche con lui è nata una reciproca simpatia per cui quando mi hanno chiesto di collaborare alla loro rivista ho accettato di buon grado.

Sono un addetto ai lavori, per cui ho proposto loro diversi argomenti, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Mi hanno dato carta bianca, per cui eccomi qui con voi.

Premetto che tutto quello che dirò è suffragato dalla letteratura internazionale e non è un mio modo di vedere, per cui si parla di studi che hanno coinvolto migliaia di atleti; di certo c’è chi la vedrà in maniera diametralmente opposta ed io rispetterò il suo modo di vedere laddove esistono appunto diverse teorie, ma ripeto devono esser suffragate da basi solide, poi ognuno è libero di scegliere ciò che vuole.

Mi cimenterò in una prima chiacchierata tanto per conoscerci, forse noiosa, ma necessaria, in seguito prenderemo di petto i più svariati argomenti anche e soprattutto quelli suggeriti da voi.

Parlare a degli sportivi, per di più amatori, credetemi non è facile. Mi è più facile sicuramente tenere corsi per le varie Federazioni a chi vuole prendere la qualifica di preparatore che non , ripeto, agli amatori. Perché ? Vi chiederete. La risposta è semplice: oggi tutti siamo sottoposti a messaggi palesi o meno, dovunque andiamo, poi c’è il mondo del Web dove esiste tutto e il contrario di tutto, ma dove soprattutto bisogna saper “ pescare “ le notizie, altrimenti rischiamo di convincerci di cose che sono lontane dalla realtà.

Fatta questa premessa, doverosa, cominciamo a parlare innanzi tutto di attività sportiva.

Sicuramente dirò cose che conoscete e che forse vi darà anche fastidio sentire, ma a me, prima di tutto , sta a cuore la salute, in tutti i sensi , dello sportivo, sia esso un principiante che un veterano, sia esso un olimpionico in piena attività che un amatore.

Dico    questo perché la mia esperienza, vi garantisco, lunga, molto lunga, nel mondo dello sport mi ha fatto convincere che pochi sono gli sportivi che veramente tengono alla loro salute, non nascondo che io sono in cima alla lista o almeno lo sono stato.

Chiariamo subito un concetto, per me lo sport si deve fare e basta, poi che ci possa far male, essere controproducente al nostro fisico e alla nostra mente è un altro discorso.

Impariamo una cosa: le stagioni dello sport sono molto più diverse di quelle atmosferiche ed ognuna di esse richiede “ un abbigliamento “ diverso.

Durante gli anni di specializzazione molto abbiamo imparato della psicologia dello sport, oggi addirittura esiste una figura specifica , lo psicologo dello sport.

Li ho imparato come un potenziale campione possa allontanarsi dallo sport per colpa di cose all’ apparenza banali, genitori, preparatori, compagni di squadra e chi più ne ha più ne metta, che , magari inconsciamente, senza malizia, commettono errori chiamiamoli di comportamento.

Per cui è per me ovvio che lo sport a qualsiasi livello si faccia non può e non deve essere improvvisato né dall’atleta stesso, né tantomeno dai diversi personaggi che girano intorno ad un atleta. E quando parlo di personaggi includo anche il Web.

Cose trite e ritrite, ma , credetemi, cose che ancora oggi causano danni enormi sia al futuro potenziale atleta, sia all’amatore. Oggi quello che muovono gli amatori è qualcosa di veramente grande. Dicevo poc’anzi che a me è sempre stata a cuore la salute dell’atleta, e già, quella salute che troppo spesso, per i motivi più vari, viene messa in secondo piano. Passi pure per un atleta in piena attività, ma per un amatore-atleta no, la salute prima di tutto. Dico questo perché oggi troppo spesso ci troviamo a curare, come specialisti in medicina dello sport, più amatori che atleti ancora in “ pista“. Questo perché ? Innanzi tutto chiarisco che da amatori, lo dice il termine stesso, dobbiamo avvicinarci alla disciplina sportiva che più ci piace. La corsa a piedi è e rimarrà sempre, per me, la disciplina principe, più bella. Ma correre a piedi, anche se può sembrare un gesto spontaneo, non lo è assolutamente. La corsa a piedi, è infatti un insieme di macro e micro movimenti, di gesti, che visti al rallentatore non possono non affascinarci e colpirci per la loro complessità. Per complessità intendo l’insieme dei distretti corporei che vengono interessati. Tutti sappiamo bene che la corsa non interessa solo le nostre gambe: interessa tutto il nostro corpo, dalla testa ai piedi. Proprio per questo se un distretto “ lavora “ male esso si ripercuote negativamente su tutto il gesto atletico. Sono cose che conoscete bene, ma io credo che ogni tanto sia giusto ricordale. Il runner, come qualsiasi altro atleta, è importante che prima di cominciare la sua specialità, si sottoponga a controlli diversi. La legislazione attuale prevede controlli sanitari, per chi si cimenta nell’agonismo, che nel lontano anno in cui mi specializzai contestai nella tesi di laurea in blocco, in quanto i controlli in essere, possono evitare si qualche problema, ma non ne possono evitare tanti altri. Dobbiamo smettere di pensare che solo il nostro cuore deve essere controllato, e non bene data la legislazione attuale, niente di più sbagliato e limitativo. Per quanto ne so io pochi sono i runners che si sottopongono per esempio all’analisi dell’appoggio del piede a terra. E ancora meno quelli che acquistano il loro strumento più importante per la corsa, le scarpette, in maniera scientifica, passatemi il termine, e non magari solo perché influenzati dalle mode e dalle reclami. Runners che seguo sono rimasti sorpresi quando ho consigliato loro scarpette che costavano la metà di quello che spendevano di solito e stranamente, passato il primo momento, le hanno poi trovate ottime. Quanti runners osservano il così detto periodo di transizione per avere uno stacco sia fisico che mentale dalla propria disciplina? Probabilmente “ staccano “ del tutto si, senza osservare detto periodo. E quanti ancora alla ripresa dell’attività, ( mi pare ridicolo oggi parlare di ripresa dell’attività, in quanto ci si allena per tutto l’anno, magari anche con periodi meno intensi, ,ma per tutto l’anno ) provvedono ad eseguire un attenta valutazione del loro status valutando per bene e non ad occhio o con formule empiriche la loro soglia? Quanti nel periodo di transizione magari mettono mano per cercare di risolvere definitivamente gli acciacchi provocati dalla corsa ? Purtroppo se stacchiamo, passa il fastidio e arrivederci alla prossima stagione...

Io sono sempre stato del parere, chi mi conosce lo sa bene, che ognuno debba fare il proprio lavoro e che sia importante poi relazionarsi per cercare di risolvere un problema fisico allo sportivo. Dico questo perché oggi esistono preparatori, fisioterapisti, massaggiatori, di livello molto alto, ma finché non impareranno a relazionarsi tra loro e, scusate, anche con la figura del medico sportivo, probabilmente avranno degli insuccessi. Quanto appena detto purtroppo è frutto della mia esperienza. Quante volte mi è venuto un amatore con un problema fisico, dopo che era stato visto da diverse figure, che era anche stato trattato da molti di essi, senza magari risolvere il problema o magari risolvendolo in parte. E’ un po’ come andare a vedersi una terapia sul Web e poi accorgersi che al nostro caso non fa assolutamente nulla, in quanto la terapia deve esser frutto di un’insieme di considerazioni, fatte appunto collaborando, per poter cercare di raggiungere lo scopo nel migliore dei modi. Ho detto già in precedenza che parlare con gli amatori è difficile, perché ormai hanno la testa piena di messaggi, dove è difficile trovare quello più adatto a loro, messaggi il più delle volte complessi, che magari mirano ad altro e non allo scopo per cui sono fatti. Torniamo alle cose semplici; le più complesse, che vi possono sembrare la panacea, il più delle volte sono utili solo a chi ve le propone, business?

Per oggi vi ho annoiato abbastanza, ci rivedremo presto con un argomento “ pratico “ che senz’altro desterà il vostro interesse.